Canale Italia intervista Denis Andolfo, Co-founder di Direct from Italy
Marco Ferrara e Denis Andolfo parlano di “Direct From Italy” progetto nel Wine Tech. Il progetto è nato nel 2019 per aiutare i produttori di vino soprattutto a livello di hospitality, durante il periodo del Covid, consentendo loro di vendere online. Ci racconta Denis che molte sono state le criticità subentrate nel corso degli anni, come l’entrata in vigore della Normativa OSS per transazioni intra-comunitarie, le complesse normative doganali e la più recente Dac7.
Direct From Italy ha sviluppato software per semplificare la vendita diretta dei prodotti alcolici, collegando i produttori alle dogane e alla logistica. Il sistema consente ai consumatori di ordinare direttamente dall’e-commerce o dal punto vendita del produttore senza alcuna intermediazione nel processo di vendita.
Andiamo ora a vedere nel dettaglio punti che sono stati toccati nell’intervista:
- Che cos’è Direct From Italy e in cosa consiste questo progetto?
- Quali sono state le altre criticità che avete dovuto affrontare?
- Per chiunque di noi da profani, pensare che un produttore possa vendere liberamente all’estero è una banalità. Ma è davvero così per un produttore di alcolici?
- Vi capita di trovare produttori di alcolici che non sono informati su tutte queste operazioni burocratiche e che desistono dalla vendita dall’estero a causa della sua estrema complessità?
- In concreto, come avete risolto questo problema per cantine e altri produttori di alcolici? Mi vengono in mente distillerie e birrifici?
1. Che cos’è Direct From Italy e in cosa consiste questo progetto?
“La nostra storia è nata a metà 2019, prima del Covid. Io e il mio socio abbiamo fondato la società con i nostri risparmi per rispondere appunto all’esigenza del mondo del vino legata alla crescita dell’hospitality, e poi è capitato il Covid…
Il Covid, ovviamente, ha chiuso le visite dei turisti ai produttori di vino e noi, in questo contesto, abbiamo aiutato le cantine pro-bono, istituendo una specie di piattaforma dove davamo loro la possibilità di vendere comunque ai propri clienti, che non potevano più spostarsi...
Poi però a luglio 2021, è entrata in vigore la normativa OSS a proposito del tema IVA, sulle vendite a distanza tra paesi della Comunità Europea e quindi abbiamo dovuto riscrivere il software da zero per ottemperare anche a questa nuova normativa. Nel 2022 siamo finalmente usciti il nostro nuovo software, il Plug-in DFI Accise, capace di soddisfare tutti i requisiti normativi e doganali per la vendita a distanza D2C verso paesi esteri.”
2. Quali sono state le altre criticità che avete dovuto affrontare?
“Il fatto è che comunque siamo in un settore in cui non viene ancora sfruttata la tecnologia e a ricaduta l’ospitalità ne soffre.
All’epoca prima di entrare nel mondo software con Direct From Italy, ero un Export Manager per una serie di aziende e viaggiando, soprattutto negli Stati Uniti, tra cui la Napa Valley ho visto come il turismo sia la fonte principale delle cantine negli Stati Uniti.
Dai nostri dati, infatti, emergono negli USA 4 milioni di visitatori e il 70% delle vendite orientate direct-to-consumer. Quindi, sostanzialmente, queste cantine sfruttano molto l’indotto del D2C, e il fatturato che riescono a produrre con il 70% di questi 4 milioni è di circa 2 miliardi di euro. Pensiamo che noi, invece in Italia, con 15 milioni di visitatori ne facciamo solamente il 10% e produciamo un fatturato pari a 2.7 miliardi.
C’è una grande potenzialità inespressa e quindi diciamo che la nostra missione è quella di dare questo nuovo spunto alle cantine, distillerie, birrifici perché possano sfruttare questo indotto derivato dal turismo.”
3. Per chiunque di noi da profani, pensare che un produttore possa vendere liberamente all’estero è una banalità. Ma è davvero così per un produttore di alcolici?
“Vendere all’estero ai privati con delle spedizioni equivale più o meno a spedire una bomba.
Quindi, è molto pericoloso se non si seguono le normative, soprattutto considerando che ogni dogana ha delle regole specifiche e quindi devono essere pagate accise, dazi, fatta tutta una procedura burocratica, complessa. Soprattutto se parliamo di Comunità Europea, dove c’è libero circolazione di beni e di persone, ma se si parla di alcolici, no. Qui bisogna seguire la normativa in maniera veramente puntuale perché ne è responsabile chi vende, la cantina, la distilleria o il birrificio, quindi bisogna fare molta ma molta attenzione.”
4. Vi capita di trovare produttori di alcolici che non sono informati su tutte queste operazioni burocratiche e che desistono dalla vendita dall’estero a causa della sua estrema complessità?
“Certo, noi ogni giorno ci confrontiamo con cantine, distillerie e birrifici e troviamo, in senso buono, una grande ignoranza di quello che è il tema burocratico da ottemperare se si vuole fare una vendita in maniera legale all’estero.
C’è chi lo ignora bonariamente e c’è chi lo ignora appositamente e fa le spedizioni alla: “a-mio-cuggino”.
Fino al 2021 si poteva ancora fare, ma poi con l’intervento della Normativa OSS, appunto che vi citavo prima, bisogna stare molto attenti perché lì si va a pagare l’IVA sull’alcolico nello stato di destinazione, banalmente.
Per capirci faccio un esempio: quando tu compri anche da Amazon e magari in un Amazon estero, tu paghi comunque l’IVA italiana, giusto?
A tal proposito, a partire dal 29 febbraio 2024, ci sarà il primo scambio tra le diverse Agenzie delle Entrate Europee dei dati IVA comunicati dalle aziende e dagli istituiti di pagamento per le vendite a distanza. L’obiettivo è quello di combattere l’evasione fiscale IVA e quindi si verificherà che tutte queste transazioni siano fatte correttamente, con l’IVA pagata nel paese di destinazione. Ma a ricaduta, come dicevo prima, c’è anche un tema da non sottovalutare: l’IVA deve essere pagata pure sulle accise e quindi se non si paga l’IVA corretta ci sono due problemi:
Il primo problema appunto ce l’hai col fisco e il secondo, a ricaduta, pure con l’Agenzia delle Dogane e Monopoli se non hai pagato le accise.”
5. In concreto, come avete risolto questo problema per cantine e altri produttori di alcolici, mi vengono in mente distillerie e birrifici…
“Per tutti questi tre produttori alcolici l’abbiamo resa semplice. Ma non solo per loro ma anche per il consumatore, perché se poi la procedura è resa difficile dal produttore, anche il consumatore non compra.
Abbiamo sviluppato un’applicazione che si installa all’interno dell’E-commerce della cantina con cui la rendiamo indipendente, non è una nostra piattaforma, ma si inserisce nel loro e-commerce proprietario.
Se non hanno l’E-commerce possono comunque vendere dal punto vendita.
Pensiamo a quante cantine fanno degustazione, arriva il turista straniero e il produttore gli vende solo 2 bottiglie. Nessuna raccolta dati e nessuna possibilità di potergli spedire all’estero ciò che vuole, in quetso modo vienen meno il concetto di fidelizzazione e possibilità di riacqusito da parte del cliente.
Se invece, solo avesse la possibilità di vende quello che il turista desidera e farglielo recapitare direttamente a casa sua e poi poterlo riapporocciare anche in un secondo momento online o su richiesta e-mail o telefonica una volta terminata la visita?
Abbiamo sviluppato per dare una soluzione a questo problema questi due software, uno per l’e-commerce: Plug-in DFI Accise, uno per il punto vendita in cantina: Direct from Winery.
In questo modo, il produttore non deve per forza costruire un’e-commerce, e in così facendo lo colleghiamo la cantina, distilleria o birrificio con le dogane di riferimento e con la nostra logistica integrata.
Quando il cliente vuole fare un ordine, entra sul sito o è lì in cantina, si digita il vino che vuole farsi portare a casa, il software si occupa del calcolo in tempo reale di tutti gli adempimenti con calcolo delle accise, dei dazi e dell’IVA, e a carrello viene valorizzato l’importo che il cliente paga online oppure in loco alla cantina con il POS o contanti.
Attraverso i nostri software diamo la possibilità al produttore di instaurare un rapporto diretto con consumatore all’estero senza nessun intermediario. I soldi vengono incassati direttamente dal produttore e il consumatore riceve direttamente dal produttore il vino, il distillato o la birra a casa sua senza dover fare nulla, né trovarsi altre sorprese da pagare se non quello che è richiesto di pagare nel momento dell’acquisto.
Il vino viene preso dalla cantina e portato a casa del consumatore. Quindi abbiamo un’altra cosa in più da considerare: il fatto che il vino quando arriva a casa è fresco. Si provi a pensare ad un vino pregiato come un Barolo o un Amarone, che nascono in cantina e che devono stare in cantina fin quando non vengono trasportati alla bisogna. Si pensi poi alla questione importatori; con la vendita diretta puoi costruire un mercato nuovo e poi andare nelle fiere e dire ai tuoi distributori che quella particolare referenza è richiesta dal consumatore di quel determinato Stato, in quella determinata città con una capillarità che non ha confini. Diventa quindi un lavoro sinergico, è complementare a quello che vuoi.”
Vuoi saperne di più? Scrivici a: info@directfromitaly.it