Cosa rischi ignorando Accise e IVA nella vendita al privato estero?

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"Nella vendita diretta di alcolici al privato estero ignorare le norme fiscali e doganali può causare sanzioni e danni d’immagine. Ma cosa accade nello specifico ignorando accise e iva?"

Sempre più cantine italiane, birrifici e distillerie vendono direttamente ai clienti esteri, sfruttando punto vendita ed e-commerce. Tuttavia, molti produttori commettono un errore che potrebbe costare caro: ignorare le normative doganali e fiscali che regolano dazi, accise e iva. Questo può portare a sanzioni che, cumulate, raggiungono tranquillamente il doppio delle tasse dovute.

Accise e Iva - Direct from Italy

Il rischio di soluzioni “a-mio-cuggino”

Per risparmiare sui costi o accelerare le spedizioni, alcune aziende dividono il costo del prodotto dalla spedizione, versando sempre l’IVA in Italia ed evitando il pagamento di dazi e accise. Sperano che il cliente finale o il trasportatore gestisca per loro queste pratiche ma, come abbiamo approfondito in un precedente articolo, questa è una speranza vana. 

Dogane sempre più digitalizzate, infatti, ora compiono controlli frequenti e mirati, verificando se la merce è accompagnata dalla documentazione corretta e se sono stati pagati i dazi, le accise e le imposte richieste. 

Il risultato? Quando una spedizione è irregolare, la dogana può fermare il prodotto per un controllo approfondito, causando ritardi ma, soprattutto, portando a pesanti sanzioni che colpiscono sia il cliente finale, sia il venditore.

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Sanzioni fiscali e doganali: un problema anche per l’azienda

Per una scorretta gestione degli ordini verso privati esteri non rischia solo il cliente, ma soprattutto l‘azienda.

Parliamo del versamento dell’IVA. Le autorità fiscali risaliranno all’azienda che ha venduto la merce, imponendo sanzioni per il mancato rispetto delle normative. Ad esempio, per le vendite al privato europeo, è necessario attenersi al Regime OSS (One Stop Shop) e alle sue soglie, obbligando l’azienda, una volta raggiunti i 10.000€ di fatturato di vendita diretta, a versare trimestralmente l’IVA dello Stato di destinazione. In ogni caso, anche dovendo versare l’IVA in Italia, è necessario versarla anche sulle accise: va da sé che, se l’azienda non le paga, viene comunque commessa una irregolarità fiscale.

La mancata o tardiva presentazione della dichiarazione trimestrale, che deve essere effettuata anche in assenza di operazioni, può portare a sanzioni che, nel caso di omessa comunicazione, vanno dal 120% al 240% dell’IVA dovuta nello Stato, con un minimo di 200 euro. La sanzione è, invece, da 250 a 2.000 euro per le violazioni relative al contenuto della dichiarazione trimestrale (Fonte: Camera dei deputati-documenti).

Parliamo degli oneri doganali. Le normative doganali variano da paese a paese, e le sanzioni possono essere altrettanto severe. In Europa, per esempio, la mancata dichiarazione o il pagamento incompleto delle accise, porta al blocco o confisca delle merci, e a sanzioni economiche. Nel caso di tardivo pagamento degli oneri doganali in Italia, ad esempio, le multe arrivano fino al 30% dell’importo dovuto (Fonte: Agenzia delle dogane e dei monopoli-ravvedimento operoso). È importante notare, inoltre, che le autorità, trovata un’irregolarità, controlleranno a ritroso le vendite dirette dell’azienda. Se viene notato che le irregolarità si verificano sistematicamente, le sanzioni diventeranno significativamente più severe. Questo può includere ispezioni più frequenti, sanzioni più elevate e il divieto di esportazione.

Prova ora ad immaginare anche solo una singola vendita scorretta dal punto di vista fiscale e doganale: cumulando le sanzioni il costo non è certo irrisorio.

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E il cliente finale?

Quando una spedizione viene bloccata, non solo il cliente subisce un ritardo, ma può anche essere sottoposto a controlli fiscali e sanzioni.

Mettiamoci nei panni del cliente. È facile immaginare come, un cliente sanzionato in questo modo, non solo si perde per sempre, ma potrebbe lasciare recensioni negative o sconsigliare l’azienda ad altri potenziali clienti. Scrivere, ad esempio nelle proprie policy di vendita, che è il cliente a doversi occupare degli oneri doganali, può essere un buon modo per passare a lui la patata bollente, ma di certo non migliora la situazione, dal momento che difficilmente leggerà tali policy, oppure se lo fa rifiuterà di acquistare il prodotto. 

La soluzione è semplice: offri al cliente un’esperienza di acquisto trasparente e senza trappole nascoste, così da continuare il processo di fidelizzazione nel lungo periodo.

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La soluzione non è ignorare le regole!

Le normative doganali e fiscali non sono aspetti da trascurare. Ignorarle o aggirarle può sembrare conveniente ma, come hai potuto leggere, causa danni economici e reputazionali irreparabili. Investire nella corretta gestione delle spedizioni internazionali non solo protegge la tua azienda da sanzioni, ma migliora l’esperienza del cliente, garantendo fiducia e fedeltà nel lungo periodo.

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